martedì 8 gennaio 2013

La vita e la filosofia di Socrate




Busto di Socrate conservato nei Musei Vaticani
Socrate è stato uno dei maggiori esponenti della tradizione filosofica occidentale ed è nato ad Atene tra il 470 e il 469 a.C. Egli ricevette l'istruzione nell'arte della scultura e l'educazione gli fu impartita come da tradizione per i figli delle famiglie benestanti: poesia, musica, ginnastica.
In età adulta, però, si incomincia a interessare della retorica e degli studi naturalistici, in particolare della fisica e della medicina, grazie a Anassagora, il quale pensa che "nascita" e "morte" sono solo due termini che usano gli uomini per individuare mescolanza e disgregazione delle parti dell'Essere, e Protagora, il quale afferma che la verità non è assoluta, ma relativa, cioè non crede che si possano              conoscere verità assolute.
Dopo la guerra del Peloponneso, in cui ha partecipato in qualità di oplita, cadde in povertà e a 50 anni si sposa con Santippe, una donna bisbetica, eccentrica e irascibile. Il filosofo venne condannato a morte da un'assemblea democratica e muore nel 399 bevendo la cicuta.
IL "PROBLEMA SOCRATE" E LE TESTIMONIANZE
Socrate nel corso della sua vita non scrisse nulla perché era convinto che la ricerca della verità si possa favorire con il dialogo vivo e non con la parola scritta. Tutti gli studiosi e gli storici che hanno cercato di raccogliere informazioni precise su di lui hanno dovuto confrontarsi con un problema: il "problema Socrate", che riguarda l'attendibilità delle fonti, in quanto non sempre tra loro convergenti.
"Nuvole" di Aristofane: Socrate nella cesta
Dal punto di vista cronologico la prima testimonianza è quella di Aristofane, il quale nella commedia risalente al 423 a.C. "Le nuvole", rappresenta il filosofo come un intellettuale pericoloso perché ateo e come un seccatore perso nei suoi discorsi astratti: per questo lo mostra in una cesta che scende dalle nuvole mentre è impegnato con delle ricerche.
Altre fonti sono quella di Policrate, che in "L'accusa contro Socrate"(393), scrive che il pensatore venne accusato di aver publicizzato tra i cittadini il disprezzo della costituzione democratica e delle procedure politiche e costituzionali della democrazia, e di aver ispirato ai giovani l'odio verso i genitori e la patria, alterando il senso dei poeti, che esprimevano il patrimonio culturale della città; quella di Senofonte, il quale gli dà l'immagine di un predicatore e di un moralista.
La dimostrazione più ampia è però di Platone, che fa di lui il protagonista di molti suoi dialoghi. Infine, vi è la documentazione di Aristotele, il quale vede nel sapiente lo scopritore del "concetto":la natura di una cosa.
SAPERE DI NON SAPERE
Secondo il responso di Delfi, "Socrate è il più sapiente di tutti" e, per Socrate, ciò è dovuto dal fatto che i sofisti hanno la presunzione di sapere, in quanto insegnanti a pagamento, però non sanno; invece, il filosofo sa di non sapere quindi non ha niente da spiegare.
Personalmente, Socrate pensa questo perché se qualcuno sa di essere ignorante, allora può ragionare per arrivare dove deve e vuole arrivare; ma, se qualcuno non sa di esserlo, può dire cose errate e quando deve fare qualcosa con la sua testa non riesce perché era abituato a pensare con la testa degli altri e come essi volevano.
IL METODO SOCRATICO
Socrate afferma che il dialogo sia molto importante per comunicare con se stessi e con gli altri, al fine di liberare tutte le persone dalla presunzione di sapere e dai pregiudizi.
Il metodo di Socrate si divide in due fasi: l'ironia e la maieutica.
La prima fase, l'ironia, consiste nel fingere di condividere l'idea dell'avversario e di meravigliarsi della sua conoscenza per, poi, condurlo all'individuazione dell'assurdità delle sue certezze, attraverso battute sottili per metterlo in difficoltà, affinché si vergogni e ricerchi la verità.
La seconda fase, la maieutica, consiste nell'aiutare l'interlocutore, attraverso il dialogo, a cercare le sue idee facendolo ragionare.
Io sono d'accordo con il filosofo perché se si impara a ragionare, ci si può sorprendere di se stessi e ci si può conoscere meglio, in quanto l'idea fa parte di noi.
IL DEMONE (=dàimon) E LA MISSIONE DI SOCRATE
Spesso Socrate fa riferimento ad una voce dentro se, considerata "divina" e chiamata demone, che gli fa provare vergogna se compie qualcosa di ingiusto. Le divinità del filosofo non sono come quelle dei filosofi precedenti perché sono soprannaturali e allo stesso tempo razionali: essi incarnano il più grande grado della virtù che costituisce quello che rende un vero uomo un individuo; essi vogliono per gli uomini ciò che loro vorrebbero per se stessi e non punirli se commettono qualcosa di ingiusto.
Il pensatore sente di dover compiere una missione "divina", cioè quella di risvegliare la sua città, di smascherare e svergognare tutti quelli che scambiano per valori: il potere, la fama, la bellezza fisica. Questa sua missione è di carattere politico e per il motivo che Socrate ha a cuore il bene della città è temuto da tutti gli avversari politici, perciò lo attaccarono religiosamente fino a quando non venne accusato di empietà.